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Un wormhole

I viaggi interstellari nella Fantascienza

I viaggi interstellari hanno sempre rappresentato un elemento di fondamentale importanze nella Fantascienza, in particolare nelle narrazioni ambientate nello spazio (Space Opera).

La Science Fiction si è sempre interrogata riguardo alla possibilità da parte dell'uomo di poter raggiungere altri pianeti.
La Luna, innanzi tutto, poi Marte, Venere, fino a riuscire a conquistare l'intero nostro Sistema Solare.
Ma l'immaginazione degli scrittori di Fantascienza non si è certo fermata ed è andata ben oltre, fino al punto di concepire la possibilità di viaggiare da un sistema stellare a un altro, all'interno della stessa galassia, o addirittura in altre.
È proprio grazie al concetto di viaggio interstellare che si è fatta strada l'ipotesi di una espansione della civiltà umana (o di altre specie) su vasta scala.
Questo genere di concezione è sempre andata a braccetto con la teorizzazione di organizzazioni politico-amministrative di carattere extra-planetario.
Mi riferisco a federazioni e imperi spaziali, congregazioni e alleanze di pianeti dislocati lungo distanze (a noi) inimmaginabili.

Nella storia, gli imperi che hanno esteso i loro confini da un continente all'altro, lo hanno fatto grazie alla capacità di poter solcare i mari per mezzo di potenti flotte navali. In modo analogo, nella Fantascienza non sarebbe possibile concepire l'esistenza di una organizzazione politico-amministrativa (umana o aliena) presente su una vasta scala interplanetaria, senza che essa sia in possesso di una adeguata tecnologia capace di consentirgli di viaggiare da un sistema stellare a un altro.

Ma quali potrebbero mai essere queste "tecnologie" capaci di consentire il viaggio interstellare?
In genere, nella Fantascienza, le tecnologie capaci di consentire dei viaggi attraverso diversi sistemi stellari sfruttano le cosiddette velocità "superluminali", o "iperluce", a volte chiamate anche "FTL" (Faster Than Light). Il punto è che in base alle leggi della fisica (teoria della Relatività Generale e della Relatività Ristretta), non è possibile che un corpo possa spostarsi a una velocità superiore a quella della luce ("c" = velocità della luce).
Tuttavia, nella Fantascienza esistono diversi approcci a riguardo, più o meno scrupolosi, più o meno fedeli o quanto meno plausibili dal punto di vista delle leggi fisiche che governano il nostro universo.
Ma andiamo con ordine...

Ecco alcuni esempi di viaggio interstellare nella Fantascienza, e relative tecnologie.

Viaggi sulla lunga distanza. Le navi generazionali.

Una prima soluzione è quella di rifiutare l'idea che una nave spaziale possa viaggiare a velocità superluminale.
In base a questo approccio, le astronavi si spostano grazie a "normali" propulsori "subluce", capaci di generare spinta sufficiente a percorrere lunghe distanze, a velocità elevata, ma certamente inferiore a quella della luce.
(In Star Trek, ad esempio, i propulsori subluce (impiegati su distanze circoscritte) di solito non raggiungono mai più di un quarto di c per evitare di incorrere in fenomeni di "dilatazione relativistica del tempo").
Dal punto di vista teorico, questo genere di soluzione è abbastanza fedele ai dettami della scienza reale.
Gli aspetti fantascientifici - al momento - risiedono più nella realizzazione di propulsori abbastanza potenti e nella capacità di avere sistemi in grado di garantire una certa autonomia nei rifornimenti di propellente e nell'alimentazione energetica, almeno lungo la durata del tragitto.
(Questo dei propulsori subluce sarà un tema per un prossimo articolo).
In base alla lunghezza di questi viaggi, si pone il problema della sopravvivenza stessa dell'equipaggio, dato che si parla di distanze percorribili nel corso di secoli, se non di più.
Una risposta a questo genere di "inconveniente" è rappresentata dalle cosiddette "navi generazionali", basate sull'idea di un equipaggio che genera figli e per tanto si moltiplica durante il viaggio.
In tal modo, ad arrivare a destinazione è solo l'ultima generazione ancora in vita a bordo dell'astronave.
Alcuni autori che hanno trattato questo tema delle navi generazionali sono Robert A. Heinlein, Brian Aldiss, Ben Bova, Arthur C. Clarke, Gentry Lee, Lino Aldani, John Brosnan.

Viaggi sulla lunga distanza. Equipaggio in sospensione criogenica.

Un'altra soluzione è quella di ipotizzare una nave il cui equipaggio, durante il viaggio, viene mantenuto in sospensione criogenica o in stato di ibernazione, attraverso apposite celle e annessi sistemi di supporto vitale.
Nella Fantascienza, lo stato di sospensione delle attività fisiche e delle funzioni vitali di ogni membro dell'equipaggio rappresenta una soluzione (abbastanza plausibile) per ovviare a tutta una serie di problemi quali la sopravvivenza stessa dei naviganti, il sostentamento, il limite di sopportazione di fronte alle forti accelerazioni, ecc.
In questi casi, è sempre un computer, o meglio una intelligenza artificiale di bordo a prendersi cura della navigazione, delle rotte, della gestione dei vari sistemi, tra cui quello del supporto vitale, e di tutte quelle mansioni comunemente affidate all'uomo.
Ovviamente, venire a scoprire (proprio durante il viaggio in ibernazione) che il software di bordo è affetto da "bug", o che qualche sviluppatore perdigiorno si è scordato di aggiornare questa o quella libreria del software, potrebbe rappresentare un vero guaio.
Il viaggio tramite ibernazione è stato reso celebre da film quali Alien, Avatar, e da 2001 Odissea nello Spazio...

I problemi di un viaggio sulla lunga distanza.

Oltre ai problemi già citati, un (ipotetico) viaggio su distanze interstellari pone anche altri interrogativi dal punto di vista scientifico.
Innanzi tutto, occorre ricordare che per via della Relatività Ristretta, il tempo all'interno del veicolo scorre più lentamente rispetto al nostro pianeta. E questo divario aumenta man mano che la velocità di crociera tende ad avvicinarsi al limite di c, la velocità della luce.
Questo rappresenta un problema dalle notevoli implicazioni sociologiche.
Ma è solo la punta dell'iceberg. Il corpo umano, non può tollerare elevate accelerazioni, almeno non più di 5 g (49 m/s²) in media, e in base a certe condizioni anche 9 g (88 m/s²). Talvolta, l'impiego delle già citate celle di sospensione criogenica o ibernazione potrebbe servire ad attenuare l'impatto di questo tipo di problematica.
Ma, in generale, una velocità compatibile con il fisico umano risulterebbe non adeguata a percorrere distanze di portata interstellare.
Anche per questo motivo, gli autori di Fantascienza spesso introducono dei sistemi tecnologici capaci di mitigare, o addirittura plasmare il campo gravitazionale di bordo su valori tollerabili, allo scopo di equilibrare l'accelerazione gravitazionale su valori sopportabili dall'equipaggio umano (o alieno).
Tuttavia, un viaggio pensato su una così vasta durata consta ancora di ulteriori "inconvenienti".
Oltre al già citato livello di affidabilità dei sistemi intelligenti di bordo, ci sarebbe da ragionare sulle scorte di propellente, e sull'approvvigionamento energetico. Per non parlare dell'alta probabilità di avarie dovute al contatto esterno con polveri interstellari, detriti, asteroidi, tempeste e quant'altro.

Serve "qualcosa" in più.

Appare chiaro che, per un autore di Fantascienza, può risultare arduo riuscire a concepire una civilizzazione capace di proiettare se stessa attraverso molteplici sistemi stellari, organizzata secondo un modello politico-amministrativo quale una federazione o un impero.
A meno che egli non faccia ricorso a una (presunta) tipologia di spostamento capace di ridurre drasticamente i tempi di viaggio.
Ecco qui l'esigenza di ricorrere al viaggio superluminale, anche chiamato iperluce, "FTL" (Faster Than Light) ecc.
Nella Science Fiction non esiste una sola specie di viaggio superluminale; ciò che queste diverse tipologie hanno però in comune è il fatto di rappresentare un efficacie mezzo narrativo volto a consentire di viaggiare in lungo e in largo per la propria galassia (e a volte anche oltre).
Il maggiore o minore grado di plausibilità scientifica è ciò che, di solito, caratterizza questi diversi espedienti narrativi.
Eccone alcuni, fra i più celebri.

Iperspazio o "Hyperspace".

Millennium Falcon

In matematica l'iperspazio è uno spazio che possiede più di tre dimensioni geometriche.
(Fu Albert Einstein, con la teoria della "Relatività Ristretta" il primo a introdurre al pubblico un esempio di iperspazio a quattro dimensioni, inglobando il tempo "t" al normale spazio tridimensionale, il celebre spazio-tempo).
Nella Fantascienza viene immaginato come un luogo entro cui è possibile infrangere il limite della velocità della luce, a differenza del normale spazio tridimensionale.
Il ricorso all'Iperspazio è molto frequente, anche se non tutti gli autori intendo sempre la stessa cosa.
Gli esempi più celebri nella Science Fiction sono quelli rappresentati da Guerre Stellari e da Isaac Asimov (che sicuramente ha ispirato Lucas anche in altri aspetti).
In Asimov, le navi spaziali possono effettuare viaggi interstellari compiendo "salti" o "balzi" nell'Iperspazio, grazie a un motore chiamato Iperguida o "Hyperdrive", sviluppato grazie all'ausilio di un supercomputer positronico, realizzato dalla celebre US Robots.
Anche in Star Wars i dispositivi di viaggio superluminale sono chiamati Hyperdrive e funzionano in modo analogo.
(Tuttavia, nella serie cinematografica non vengono fornite molte informazioni "tecniche").
Nel ciclo della Fondazione di Asimov, l'Iperspazio è descritto più come una "condizione" che un luogo fisico vero e proprio.
L'astronave riesce ad accedervi dopo aver raggiunto velocità superiori alla luce grazie all'Iperguida (presente in ogni vascello).
Ma dentro l'Iperspazio la navigazione non è facile, né tanto meno è facile uscirne: è necessario elaborare traiettorie e tracciare rotte grazie a calcoli estremamente complicati, data la natura "esotica" di questo "luogo" multidimensionale.
In genere, le rotte vengono tracciate mantenendosi abbastanza distanti da corpi celesti e centri di massa che potrebbero attirare l'astronave verso l'uscita dall'Iperspazio e così finire a schiantarsi.
Questo tipo di viaggio viene di solito rappresentato come all'interno di una sorta di "tunnel".

Ma cosa rende possibile il viaggio superluminale all'interno dell'Iperspazio?
A tale proposito vengono citate le particelle dei "tachioni", di cui non è ancora stata dimostrata l'esistenza, ma che sono state ipotizzate dallo scienziato Arnold Sommerfeld all'interno della teoria delle Stringhe.
Queste particelle avrebbero la capacità di viaggiare esclusivamente a velocità superiori a quella della luce nel vuoto. E in tal modo, l'Iperspazio sarebbe proprio il luogo dove viaggiano questo genere di particelle.
Per farla molto semplice: gli oggetti presenti all'interno dell'Iperspazio subiscono una conversione in particelle di Tachioni (in questo modo riescono a coprire tali velocità superluminali); infine, al termine del viaggio, vengono riconvertiti nella loro normale conformazione atomica.

Nella Fantascienza, spesso sono presenti luoghi simili o analoghi all'Iperspazio, chiamati con nomi altrettanto simili, ad esempio "Subspazio", Slispace (nel videogame Halo), Slipstream ecc
Talvolta, l'idea di Iperspazio è associata a quella dell'esistenza di "universi paralleli". In questo caso l'Iperspazio rappresenterebbe una sorta di dimensione di collegamento fra universi, non sottoposta alle comuni leggi fisiche e dove per questo motivo sarebbe possibile infrangere la barriera della velocità della luce.
Essendo nato come un escamotage narrativo figlio dell'epoca d'oro della Fantascienza, il mito dell'Iperspazio non gode di grossi presupposti di plausibilità scientifica. Secondo alcuni, l'esempio più verosimile dal punto di vista scientifico che può avvicinarsi al concetto di Iperspazio è quello di "Wormhole", o "Ponte di Rosen-Einstein". Tuttavia, quest'ultimo è un costrutto che appartiene più propriamente alla teoria scientifica, il che lo pone in una posizione di privilegio rispetto alla più aleatoria esistenza dell'Iperspazio.

Wormhole o Ponte di Rosen-Einstein.

Il Ponte di Rosen-Einstein, anche chiamato Wormhole, è un ipotetico cunicolo spazio-temporale, una sorta di scorciatoia tra un punto A e un punto B dell'universo, o del "tessuto spazio-temporale".
Viene rappresentato come una sorta di "tunnel gravitazionale" e il suo concetto si basa sulle teorie della Relatività Generale di Albert Einstein.
In Inglese, "wormhole" è il buco che un bruco scava dentro a una mela, ciò serve a fornire una semplice analogia riguardo al concetto fondamentale di cunicolo. La mela rappresenta il tessuto spazio-temporale, o l'universo; il bruco è il navigante che per muoversi tra due punti opposti, può percorrere l'intera circonferenza oppure può passare dall'interno attraverso il cunicolo (riducendo di molto il tragitto).
Benché il concetto di "scorciatoie spazio-temporali" può esser fatto risalire fino al 1921, colui che ha coniato il termine è stato il fisico John Wheeler nel 1957. Nonostante ci siano state diverse elaborazioni matematiche, solo a partire dal 1988 è stata teorizzata la possibile (ipotetica) esistenza di Wormhole abbastanza larghi e stabili da garantire il viaggio di una nave spaziale.
Esistono diverse tipologie di questi cunicoli, ma la distinzione sostanziale tra queste teorizzazioni è quella fra Wormhole che connettono punti appartenenti allo stesso universo e altri che invece collegano diversi universi (Wormhole intra-universo e inter-universo). Altre distinzioni hanno a che fare la percorribilità o meno da parte dell'uomo o la direzione (spazio-temporale).

La Relatività Generale permette l'esistenza dei Wormhole attraversabili, tuttavia la concretizzazione di queste ipotesi risulta alquanto complicata, perché chiama in causa anche altre teorie legate all'ambito della "gravità quantistica".
Inoltre, l'idea di Wormhole attraversabili imporrebbe l'esistenza di una "materia esotica" dotata di densità negativa di energia, un aspetto su cui non tutti gli studiosi concordano. Infine, secondo altri fisici (come Stephen Hawking) il viaggio (nel tempo) all'interno di un Wormhole verrebbe impedito da apposite leggi fisiche con lo scopo di evitare la generazione di paradossi spazio-temporali.
Ma benché esistano dubbi e difficoltà pratiche e teoriche, un esperimento Italiano risalente al 2017 avrebbe dimostrato l'effettiva esistenza pratica dei Wormhole (se la notizia è corretta).
Quello realizzato dal team di scienziati Italiani è un prototipo in piccolissima scala. Interessante, perché potrebbe aprire alla possibilità di realizzare nano-architetture capaci di inviare segnali (a livello di atomi) in modo praticamente istantaneo su distanze elevatissime. (Leggi l'articolo)

Ma al di là degli aspetti legati alla plausibilità scientifica, il Wormhole si presenta come un ottimo strumento per le speculazioni care alla Fantascienza, in particolare ai viaggi interstellari.
In che modo?
Il Ponte di Rosen-Einstein potrebbe consentire il viaggio superluminale senza che effettivamente venga superata la velocità della luce lungo il tragitto all'interno del tunnel gravitazionale. Il viaggio all'interno del tunnel sarebbe sempre subluce. Ma nonostante ciò, il tempo impiegato per attraversare due punti connessi tra loro da un Wormhole sarebbe comunque inferiore al tempo impiegato da un raggio di luce che li percorre dall'esterno!

Il grande pubblico è entrato in contatto con il Ponte di Rosen-Einstein grazie al film Interstellar. A livello di popolarità, non dimenticherei i fumetti e i film Marvel di Thor, che traendo spunto dalla mitologia norrena, mostrano il Bifrost proprio come un Ponte di Einstein-Rosen capace di trasportare il dio del tuono presso Asgard o gli altri regni. Da ricordare anche la famosa serie TV di Stargate, basata sull'esistenza di portali capaci di trasportare persone, oggetti e comunicazioni (segnali) attraverso "tunnel spaziali" (Wormhole).
Da non dimenticare anche la serie Tv, meno nota in Italia, Babylon 5. Per quanto riguarda la letteratura il numero di autori che ha fatto ricorso ai "cunicoli spazio-temporali" è vasto: Jack Williamson, Madeleine L'Engle, Frank Herbert, Joe Haldeman, Carl Sagan, Lois McMaster Bujold, Stephen Baxter, David Weber, Philip Pullman, John G. Cramer, Greg Egan, Michael Crichton, Arthur C. Clarke e Stephen Baxter, Peter F. Hamilton, Iain M. Banks, Anthony Horovitz, Alaistari Reynolds, Charles Stross, Daniel Marcus, James A. Corey.
( https://en.wikipedia.org/wiki/Wormholes_in_fiction )

Il principio di distorsione spazio-temporale.

In ossequio alle leggi della Relatività Generale, è teoricamente possibile che il "tessuto spazio-temporale" possa venire in qualche modo distorto, "curvato", piegato, dilatato e addirittura compresso.
Sulla base di queste concezioni è stato ideato il motore "a curvatura" o "Warp Drive" di Star Trek, la celebre serie televisiva ideata da Gene Roddenberry.
Nell'universo di Star Trek il motore Warp è stato inventato dallo scienziato terrestre Zefram Cochrane (nel 2063 ha effettuato il primo volo a curvatura), tale innovazione ha segnato un vero e proprio salto evolutivo.
Come funziona?
Immaginiamo che una formica debba percorrere le due estremità di un foglio di carta. Se pieghiamo il foglio, il piccolo insetto impiegherà meno tempo per arrivare a destinazione. E più pieghiamo, più la distanza da percorrere diminuirà.
In base a questa analogia: il foglio rappresenta il tessuto spazio-temporale, la formica è il nostro vascello con motore Warp e i livelli di piega del foglio sarebbero qualcosa di simile ai famosi fattori di curvatura tipici di Star Trek.
Un vascello dotato di motore a curvatura è quindi in grado di piegare lo spazio circostante accorciando drasticamente la distanza da percorrere.
Per mettere in atto il processo di "curvatura" dello spazio circostante, i motori Warp necessitano dell'impiego di un'energia dalla potenza (per noi al momento) impensabile.
In Star Trek questa energia viene ricavata da un processo di annichilimento di materia (deuterio) e antimateria (antideuterio), tenuto sotto controllo tramite l'impiego dei cosiddetti "cristalli di Dilitio" (un materiale fittizio capace di reagire con l'antimateria se sottoposto a campi elettromagnetici ad alta frequenza).
Questa potente reazione produce plasma altamente energizzato, che a sua volta viene immesso in un sistema di condotti (il famoso "sistema a elettro-plasma", EPS) capace di fornire energia a tutti i sistemi del vascello.
Per consentire il viaggio a curvatura, questo elettro-plasma viene incanalato da appositi iniettori verso una serie di "bobine di curvatura", situate nelle celebri "gondole di curvatura".
In questo modo, il motore a curvatura genera una distorsione (o appunto "curvatura") attorno all'astronave, contraendo lo spazio davanti e dilatando quello dietro, facendola risultare come isolata all'interno di una cosiddetta "bolla di curvatura".
All'interno di questa "bolla di curvatura" la nave non viaggia a velocità superiori della luce. In questo modo le leggi della fisica vengono rispettate.
Tuttavia, se osservata dall'esterno apparirà come in condizione di velocità superluminale.

Prima di Star Trek... Dune.

Il celebre romanziere Frank Herbert, prima di Star Trek, ha immaginato un sistema di viaggio basato sul concetto di distorsione dello spazio-tempo.
Era il 1965, quando nel suo romanzo Dune narrava di vascelli (gli Heighliner della Gilda Spaziale) capaci di effettuare viaggi interstellari sfruttando la possibilità di "piegare" il tessuto spazio-temporale. In questo modo le navi, pur restando "ferme", riescono a raggiungere la destinazione sfruttando la "piega" spazio-temporale. Il tutto grazie allo sfruttamento del cosiddetto "Effetto Holtzman".
(Si tratta di un immaginario fenomeno scientifico che prende il nome dallo scienziato che lo ha scoperto).
Qualcosa che, almeno negli effetti prodotti, ricorda molto i balzi della futura nave stellare Battlestar Galactica.

Il motore di Alcubierre.

Il retroterra scientifico alla base dei motori a curvatura reso celebre da Star Trek ha stimolato l'ingegno non solo di tanti autori di Fantascienza, ma anche di veri e propri studiosi.
È il caso del fisico teorico messicano Miguel Alcubierre, che ha elaborato un ipotetico sistema di propulsione basato sulle equazioni di campo della Relatività Generale di Einstein, allo scopo di raggiungere la (apparente) velocità superluminale.
Il "motore a curvatura" (teorico) di Alcubierre si basa principalmente sulla creazione di un campo elettromagnetico di densità energetica minore del vuoto, cioè di densità di energia negativa.
Qualcosa che potrebbe essere sfruttata da un particolare tipo di "materia esotica", che oggi è ancora inesistente o sconosciuta, (ammesso che possa mai esistere).
Se realizzato, il sistema di funzionamento di questo motore sarebbe analogo a quello di Star Trek, da cui il fisico messicano ha preso spunto.
Tuttavia, il lavoro di Alcubierre è puramente teorico e non è chiaro quanto possa essere realizzabile, dato che per funzionare richiederebbe - come già anticipato - una densità di energia negativa e una "materia esotica" abbastanza stabile, che al momento non esiste.

Salti o balzi FTL.



Nella Fantascienza spesso si sente parlare di "salti", "balzi", "salti FTL", "sistemi di salto" o "Jump Drive" e via dicendo.
Tutto ciò fa riferimento alla possibilità di poter far "balzare" una nave a velocità superluminale.
Non esiste un unico modello di riferimento, ogni universo fantascientifico narrativo o visuale ha elaborato a modo suo il concetto di "salto".
Come abbiamo visto, nella saga della Fondazione di Asimov (e in maniera simile anche in Star Wars), il salto è legato a un ipotetico luogo multidimensionale chiamato Iperspazio. I vascelli saltano nell'Iperspazio per raggiungere una destinazione in tempi assai ridotti. In altri casi, il concetto di "salto" non fa riferimento a ipotetici "luoghi" non affetti dalle leggi della fisica, ma poggia la sua esistenza sull'idea di "piega" del tessuto spazio-temporale ("space folding"). In tal senso, abbiamo a che fare con un retroterra scientifico del tutto simile a quello dei "motori a curvatura", in quanto basato sugli stessi concetti ammessi dalla teoria della Relatività Generale (capacità di distorcere lo spazio-tempo).
Ho già citato il sistema di viaggio interstellare presente nell'universo di Dune di Frank Herbert, ora vorrei citare un altro celebre esempio di viaggio su immense distanze basato sull'idea di "jump".
Mi riferisco a Battlestar Galactica, nella versione re-immaginata ideata da Ronald Moore e prodotta da Moore stesso e da David Eick nel 2004, da molti considerata come una delle migliori serie TV (non solo di Fantascienza) mai realizzate.

Chi conosce questa serie, sa che la nave da combattimento ("battlestar") Galactica è dotata di normali sistemi di propulsione "subluce" e da "motori FTL" capaci di eseguire i cosiddetti "salti FTL".
La serie TV non offre molte informazioni tecniche a riguardo, essendo fortemente incentrata sull'azione, sul dramma e sull'approfondimento dei personaggi più che sul classico "techno-bubble".
L'effetto visivo potrebbe far pensare a una sorta di "teletrasporto": quando il Galactica (o qualsiasi altro vascello dotato di motore FTL) effettua il salto, la massa del vascello "scompare" per poi riapparire solo dopo qualche istante nel preciso luogo di destinazione.
Tuttavia, non si tratta di teletrasporto (anche se l'effetto visivo è del tutto simile) ma di un sistema capace di "piegare" il tessuto spaziale azzerando completamente la distanza fra il punto di partenza e quello di destinazione.
Qualcosa di non così distante dal concetto di "curvatura" di Star Trek, ma decisamente più radicale.
(Se non ricordo male, proprio all'interno del vasto universo di Star Trek esistono tecnologie aliene basate appunto sullo "space folding", la piega dello spazio. Piega e curvatura, due concetti simili che possono coesistere in uno stesso universo narrativo.)

Ma come avviene questa colossale piega dello spazio?
Anche nell'universo di Battlestar Galactica è necessaria un'energia di immane potenza per generare dei campi elettromagnetici/gravitazionali tali da piegare lo spazio.
Non è del tutto chiaro come ciò avvenga in termini tecnologici, tuttavia, sulla base delle poche informazioni ricavabili, si può ipotizzare l'uso di generatori di campo, basati su bobine.
Questi generatori di campo, presumibilmente due o quattro, hanno la capacità di creare un "punto di salto" di fronte alla nave.
Con tutta probabilità il tessuto spaziale viene compresso a prua del vascello e dilatato a poppa, analogamente a quanto accade per la "bolla di curvatura" dell'Enteprise.
È altresì noto che la procedura di salto causi una distorsione nello spazio circostante, tale da provocare danni agli oggetti più vicini. Inoltre, questi motori FTL necessitano di un determinato tempo di caricamento (forse relativo al caricamento di un minimo livello energetico delle bobine?).
Non solo il Galactica è dotato di questo genere di motori FTL, ma anche i caccia più piccoli (i Raptor) e ovviamente le terribili navi dei nemici, i Siloni.
A differenza di Star Trek, l'energia viene prodotta da un reattore che sfrutta le potenti caratteristiche di un minerale fittizio, il Tylium.
La peculiarità di questo raro minerale, una volta raffinato in forma liquida, è quello di poter sprigionare un'energia pari all'annichilimento materia/antimateria, quando viene bruciato a una temperatura di combustione relativamente bassa.

Problemi correlati ai viaggi interstellari e superluminali.

Come dicevo all'inizio di questo articolo, l'idea di poter viaggiare fra i sistemi solari è un requisito necessario per la descrizione di federazioni o imperi galattici.
Ma il viaggio di navi e persone non è la sola unica cosa importante. La circolazione delle informazioni è un aspetto non meno importante. Per questo motivo, un argomento tipico nelle teorizzazioni fantascientifiche è dedicato a spiegare il funzionamento delle comunicazioni su distanze interstellari.
Ma questo è un argomento per un prossimo articolo ;)

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